L'Italia รจ del lavoro o dei ..fancazzisti?

Autunno caldo e picconate anche alle fondamenta dell’Italia partigiana fondata sul lavoro? Dopo tanta vacanza, non vorrete mica stare sempre sui banchi di scuola?

Cari liceali, professori e studenti, preparatevi a lasciar perdere o a perdere tempo senza rimetterci nulla di tasca vostra.

Per quanto riguarda il pubblico impiego, ovvero i professori: fate in modo di non avere obblighi di cattedra per i giorni di sciopero o, salvo che non facciate resistenza passiva in aula, la segretaria dovrà segnalarvi assenti ingiustificati e togliervi un giorno di stipendio.

Per quanto riguarda gli studenti: beh, dovrebbero informare i genitori delle loro intenzioni dato che la giornata, per essere utile al fine dei giorni di frequenza minima annua, dovrà essere poi giustificata dai mamma o papà, appunto.

Detto ciò che già dovrebbe dirvi da che parte sta, chi scrive è andato a cercare alcune raccomandazioni di parte avversa, rilasciate, si ritiene, per fare sentire bene anche chi bene non si sta comportando quando partecipa, giusto perché lo fanno tutti e se insegna si trova qualche ora in più per sbrigare i fatti suoi o, se ancora impara, per guadagnare una giornata di ..fancazzismo, a tutto nocumento di noi che un giorno ce lo potremmo trovare a gestire una sala operatoria, una curatela in tribunale o il nostro conto avanti all’Agenzia delle Entrate.

Con tale excursus, però, potrebbe essere più facile trovarlo a rappresentarci in politica.

Quindi, in vista di un rassicurante autunno caldo, riportiamo ciò che nel 2023, addirittura una preside rappresentante regionale riferiva dal portale Skuola.net (15/11/2023 ore 14:30).

Già, la scuola dura e pura, quella che protesta senza paura.

Quando dunque “gli studenti scenderanno in piazza per protestare, non tanto per solidarietà con le altre categorie in agitazione nello stesso giorno ma perché ricorre [qualcosa d’altro], occorrerà che tengano presente cosa comportano questi esercizi dei diritti democratici in ambito scolastico: le assenze per manifestazione hanno conseguenze sugli studenti?”.

L’occupazione di un istituto può comportare sanzioni disciplinari? Che differenza c’è tra occupazione e autogestione?

Ecco “Skuola.net” aveva redatto un vademecum “essenziale“ per studenti e genitori.

Occupazione o autogestione? Con la seonda si corono meno rischi

L’occupazione è una delle forme di protesta maggiormente utilizzate dagli studenti […] da non confondere con l’autogestione.

La differenza sarebbe sostanziale: “L’occupazione è un’azione che si profila come un reato. Non tanto per l'aspetto dello stare dentro l'edificio scolastico, perché alcune sentenze hanno riconosciuto che gli studenti potrebbero anche avere questo diritto, appunto, essendo studenti della scuola”.

Il punto è - e qui scatta il reato - l’interruzione del pubblico servizio: vale a dire lo stop della regolare attività didattica: questo è il reato che c’è dietro l’occupazione” e, raccomandava Skuola.net, per fare scattare l’ipotesi di reato, basterebbe ledere il diritto anche ad un solo studente non occupante.

Alla base dell’autogestione, invece, vi è un accordo tra scuola e studenti. Le autorità scolastiche si impegnano ad organizzare delle attività che poi vengono, appunto, ‘autogestite’ dagli stessi alunni: autonomamente e in accordo con le finalità educative e formative delle loro iniziative”.

Non sarà questa la foglia di fico che ha sempre salvato capre e teste di cavolo?

Occupare la scuola? Si rischiano denunce e sanzioni disciplinari

Si può quindi tranquillamente affermare che: sì, l’occupazione è una pratica illegale a tutti gli effetti. Chi vi prende parte rischia non solo una denuncia ma anche un vero e proprio processo, con relative conseguenze. Comunque vada “diventa un reato penale a tutti gli effetti e segue il suo percorso”.

Quindi Skuola.net ammoniva: “E’ lecito chiedersi quali siano i rischi sul piano scolastico per gli studenti partecipanti?”.

Ma sembrava rassicurare: “Su questo versante non esiste una vera e propria regola generale. Ma certo è che in casi estremi lo studente può incappare anche in una spiacevole sanzione disciplinare”.

Nei casi più gravi il Consiglio d’Istituto può definire eventuali sanzioni. Da questo punto di vista ogni scuola opera per conto proprio. Il Consiglio d'Istituto fa delle scelte diverse anche in base ai comportamenti assunti dai ragazzi, a quello che si riscontra al termine dell'occupazione. Ma certamente c'è anche un profilo disciplinare”.

Chi rompe, paga… ma non sempre

L’unica certezza è che, al termine dell’occupazione, si dovrà procedere alla conta dei danni: “Le occupazioni si concludono con dei danni che ci sono comunque, anche se non ci sono dei danneggiamenti evidenti alla struttura, se non altro per l’igiene che le scuole devono garantire, la pulizia e il riordino che comportano un lavoro il lavoro dei collaboratori scolastici o ditte esterne”. in un caso o nell’altro, sempre di danno si tratta.

Ma potrebbe anche andare peggio 

Non sono mancati – in passato - danni per decine di migliaia di euro proprio in termini di distruzione di materiale, di arredi, di strutture. Cosa si fa in questi casi?

Semplice. Ammette candidamente Skuola,net: “Si cerca di far pagare gli studenti e le famiglie, ma poi sappiamo bene che questo è molto difficile da realizzare concretamente perché, in genere in tutte le occupazioni, gli studenti che dichiarano la propria presenza sono una minima parte. E tanti studenti, spesso anche esterni, vengono fatti entrare nelle scuole, entrano, danneggiano e nessuno, quindi, sa chi sia stato”.

Confermava spudoratamente Skuola.net: E’ “una storia già scritta: alla fine nel 90% dei casi i danni vengono pagati con i fondi pubblici delle scuole che sarebbero invece destinati ad altro”.

Sciopero? Per gli studenti non è previsto

Paradossale – si lamentava Skuola.net - se pensiamo che la scuola non prevede la possibilità di alcuna forma di sciopero o protesta da parte degli studenti: la scuola non è luogo per manifestare perché, appunto, sciopera chi lavora. La scelta dipende dalle singole scuole che, però, autorizzano solo l’autogestione perché è uno spazio attraverso cui si cerca di stimolare il dibattito interno tramite attività autogestite, dove gli studenti possono esprimere le loro idee e organizzare attività che ritengono importanti e formative”.

Chi sciopera o manifesta prende un brutto voto?

Chi decide di prendere parte al dissenso, rischia di trovarsi un brutto voto sul registro? Non esistono punizioni simili – rassicurava Skuola.net” - l’unico rischio è quello di vedersi assegnare l’assenza per il giorno in questione ma sempre ricordando che nel caso dell’autogestione, essa sarebbe organizzata dalla scuola e la partecipazione non porta ad alcuna sanzione”.

State tranquilli, pero, poiché:

Anche la partecipazione a scioperi e proteste che si svolgono al di fuori della scuola non porta ad alcuna sanzione, si registra solo l’assenza. Quello che può invece condurre a sanzioni è la partecipazione all’occupazione”.

Sanzioni amministrative che pagheranno mamma e papà, però, quindi “non traducibili in un brutto voto o, peggio, la sospensione”.

L’adesione allo sciopero vale come assenza

Resta fermo il fatto – rammentava Skuola.net - che la mancata partecipazione alle attività didattiche si traduce in un giorno di assenza e le assenze vanno poi giustificate dai genitori che dichiarano di essere consapevoli che il figlio non era a scuola”.

Skuola.net concludeva con alcune considerazioni sui risultati ottenuti dalle proteste studentesche dal ‘68: a quelle considerazioni vi lasciamo, dovendo tonare al lavoro.

Giancarlo Andolfatto (2025.09.16)